Sto scrivendo questo post su un Mac.
Ma diventare un utente Mac, nel mio caso, è stato il frutto di un percorso che credo essere il contrario di quello che normalmente ci si aspetterebbe.
Faccio il lavoro che sapete e se fai questo lavoro con passione non puoi non studiare la storia di alcune aziende che con le loro scelte, le loro ispirazioni e le loro “politiche” rappresentano una lezione ed un modello da analizzare: Apple fu ed è fra queste.
Chi ne conosce la storia (non solo l’iconografia), con i suoi alti e bassi, sa quanto REALMENTE Apple sia cresciuta ad immagine e somiglianza del suo co-fondatore, guru e padre spirituale: Steve Jobs.
Allora ero un utente non soddisfatto della concorrenza di Apple ma lo ero da troppi anni per pensare di mollare quelle presunte competenze e “migrare” su un’altra piattaforma.
Tuttavia il fascino della storia di quell’Azienda mi portò a desiderare di approfondire la conoscenza del personaggio, per quanto possibile, attraverso i suoi discorsi e le sue biografie: ne emerse il chiaroscuro non solo di un “mito moderno” ma anche e soprattutto di un uomo di valore.
Presumo che in questi giorni vi capiterà di leggere molto a proposito di Steve Jobs e quindi non ne farò l’ennesima apologia.
Il fatto è che poi la mia “migrazione” ai sistemi Mac io l’ho fatta ed è avvenuta proprio grazie a quel percorso: storie e passioni come quelle, pensai, non potevano non consegnarmi un prodotto che mirasse all’eccellenza.
Leggendo le biografie, i report (anche interni) di Apple, gli stralci delle riunioni operative in cui Jobs parlava, le testimonianze dei collaboratori ecc. ecc., capisco come il mezzo che ora sto usando per scrivervi non potesse che riuscire così com’è !
Immagino che vi sembri forzato, ma io so in tutta onestà che il successo nel mio lavoro è legato a doppio filo alla tecnologia Mac: senza il supporto che ha portato in dote farei molta più fatica, ottenendo risultati nettamente inferiori.
Non esiste la perfezione ma la sua ricerca: c’è chi la persegue e chi no, chi ne fa una bandiera e chi ne fa un credo, una visione.
Una volta ho avuto un problema con uno dei Mac; a dir la verità, col senno di poi, era davvero ben poca cosa che nessun altro fornitore mi avrebbe trattato in garanzia…lo so per certo perché dopo, per curiosità e “formazione“, mi andai a leggere i contratti di garanzia delle altre marche.
Il problema fu risolto, ovviamente, ma il fatto interessante è un altro: poiché dissi loro che privarmi di quel computer sarebbe stato per me un intoppo lavorativo molto serio e che i tempi di spedizione, intervento e ritorno sarebbero stati troppo lunghi, beh, il responsabile che era dall’altra parte del filo, presa un’ora di tempo, mi ricontattò per dirmi che aveva organizzato un intervento a domicilio senza costi aggiuntivi (io abito in Umbria e non ci sono centri di assistenza Apple nelle vicinanze…).
Non so se lo farebbero ancora, se la politica aziendale adesso è magari più restrittiva, non lo so…
…ciò che voglio fare, oltre che ricordare Steve Jobs, è rivolgere un augurio a tutti coloro che hanno un’azienda, un’idea da sviluppare, un sogno:
spero che i vostri clienti, sia per come avete concepito e poi realizzato il vostro prodotto/servizio, sia per il contributo che avete loro dato nel migliorarsi la vita aprendoli a nuove opportunità, sia per come continuate ad averne cura dopo che vi hanno consegnato i loro soldi, possano dirvi: – grazie di aver “pensato” a me – .
Stamane, alla notizia della scomparsa di Steve Jobs, confesso di essermi commosso profondamente; più di una volta, su questa tastiera o ascoltando le sue parole, so di aver detto nel silenzio dei pensieri, “grazie di aver pensato a me, Steve”.
Abbiamo perso una delle menti più innovative degli ultimi 100 anni. La sua azienda è l’esempio di come si possa continuare a vivere anche dopo la morte. Ciò che lui ha creato non può morire e aiuterà la gente a vivere meglio.
Proprio qualche giorno fà parlavamo di Steve e della sua straordinaria capacità di creare, sviluppare e innovare tanto nella sua vita che in quella di chiunque si sia avvicinato a lui; sfido chiunque a leggere i sui libri, i sui stralci di riunione o ad ascoltare il famoso discorso a Stanford e non trarne insegnamenti ed intuizioni, anche banali ma che non smettono più di ronzarti in testa tanta è la loro profondità.
Un saluto e tutto il mio rispetto ad un “grande”.
Stay Hungry, stay Foolish