PERCHE` SPAZIO NEGATIVO?
Ho deciso di battezzare questo mio angolo nel cyberspazio, in cui parlare di comunicazione e pensiero sistemico, con il nome di “Spazio Negativo”.
Per come vedo le cose, o per come mi sforzo di vederle, mi è sembrata una buona idea, in barba al “negativo” che così si ritrova a campeggiare su ogni pagina, perché, come vedrai, è inteso in un’accezione molto diversa dall’usuale.
Non sono un buon fotografo (per il momento ?) ma è dalla fotografia che ho mutuato il concetto di spazio negativo, noto anche come whitespace o spazio bianco.
Lo spazio negativo è lo spazio tra gli elementi di una composizione, ne determina l’equilibrio e molto spesso ne è il principale elemento narratore. Sembra strano ma modificare lo spazio vuoto intorno a un soggetto rappresentato ne cambia il significato: aggiunge o sottrae importanza al protagonista, veicola o attenua le emozioni, fornisce un contesto, crea profondità, cambia il messaggio.
Se mi piace il concetto di spazio negativo applicato alla comunicazione, lo trovo straordinario quando applicato al pensiero sistemico: lo spazio negativo, ciò che non si vede e che si trova intorno a un soggetto o fra più soggetti apparentemente protagonisti, altro non è che il… sistema.
Il sistema è costituito dalle relazioni, da collegamenti invisibili, è l’insieme dei continui cicli di retroazione che sostengono la realtà con il suo susseguirsi di eventi fra loro SEMPRE connessi in catene chiuse di causa-effetto, catene che non siamo educati a vedere.
Diamo costantemente troppa importanza ai “protagonisti” dimenticando che la corretta interpretazione della realtà risiede nei collegamenti, nelle relazioni tra individui, contesto ed eventi e non nei singoli punti: insomma, risiede nello spazio negativo, appunto.
Se in quelle due foto di poco fa decidi di cambiare il soggetto (e solo lui), nel primo caso cambia anche il messaggio ma nel secondo no.
E poiché nessuno di noi è un’isola, John Donne docet, allora ne consegue che
“ […] la nostra vita è davvero espressione di ciò che ci circonda, non solo nei termini e nei modi che sto provando a descriverti ma a un livello ancora più profondo, radicale, ontologico. Il sistema, ciò che abbiamo intorno, è la nostra vita, è la forma che assumiamo, è il pensiero che formuliamo. Lo hai appena toccato con mano: se ti ritrovassi improvvisamente fuori dal sistema non solo cambierebbe la tua vita ma, di fatto, tu saresti un altro. A dirla tutta, senza un sistema, per quanto semplice, non potresti neanche esistere; per esistere hai bisogno di essere collocato in un dove e in un quando: all’incrocio di quelle due coordinate ci sei tu, ma anche tanti altri individui ed eventi, sempre.
Tu esisti solo in un sistema; e non venirmi a dire che sei un eremita altrimenti non staresti leggendo queste pagine e, anche se vivessi in una sperduta grotta di montagna con un orto per l’insalata e una capra per il latte, dipenderesti comunque da loro. Senza un sistema, semplicemente, noi non “siamo””.
– Tratto da “Il Grande Spreco: progrediti ma non evoluti” –
Dobbiamo smetterla di analizzare i problemi, perché analizzare distrugge la fondamentale (voglio riscriverlo, fondamentale!) visione d’insieme: l’analisi è quell’arma che uccide solo te e lascia intatto il problema.
Ok, vediamo se riusciamo a sistemare un po’ le cose…
…a proposito, capito adesso perché si dice così? ;)