Nel 1741 il pastore evangelico Jonathan Edwards pronunciò nella cittadina di Enfield (New England) uno fra i suoi più celebri sermoni intitolato Peccatori nelle mani di un Dio adirato :
“È così dunque che gli uomini nello stato di natura sono nelle mani di Dio, sospesi sopra il pozzo dell’inferno; hanno meritato il pozzo infuocato, e la condanna è già stata pronunciata […] il demonio li attende, l’inferno si spalanca sotto di loro, le fiamme divampano e dardeggiano intorno bramando di impossessarsi di loro e inghiottirli […] In breve, non hanno rifugio, niente cui appigliarsi; quello che li salva in ogni momento non è che la volontà arbitraria, la pazienza incondizionata e libera di un Dio corrucciato”
Circa due secoli più tardi Adolf Hitler ammoniva la “sua” gente in un discorso del 10 maggio 1933 a Berlino:
“Il comunismo preconizza la morte, la distruzione e l’estinzione della nazione. […] Berlino è minacciata dalla teppaglia rossa. […] Siamo convinti che ci siano oggi da 600.000 a 700.000 comunisti a Berlino. Come possiamo immaginare un futuro tedesco se non freniamo questa espansione? Dobbiamo combattere fino alla fine quelle tendenze che hanno divorato l’anima della nazione tedesca”
Cosa hanno in comune questi due discorsi così lontani nel tempo ?
Hanno entrambi lo scopo di incutere PAURA.
Esistono numerose ricerche condotte nell’ambito della psicologia sociale e delle scienze cognitive volte ad analizzare gli effetti e gli usi della “paura indotta” nella comunicazione persuasiva e nella propaganda.
Fra queste voglio riportare il sunto di una serie di “esperimenti sociali” condotta da Dariusz Dolinski e Richard Nawrat pubblicata sul Journal of Experimental Social Psychology nel 1998.
In un primo esperimento i due si dotarono di fischietti da poliziotto e si misero a fischiare ai pedoni che attraversavano la strada al di fuori delle strisce pedonali.
Lo scopo era, evidentemente, quello di far temere alla vittima di turno di essere incappata in una contravvenzione e quindi in una multa; questa però era solo la preparazione del terreno su cui, dall’istante successivo, sarebbe partito l’esperimento vero e proprio.
Infatti, non appena udito il fischio, i passanti si voltavano di scatto a cercare con lo sguardo dove si trovasse il poliziotto ma, non vedendone alcuno, immediatamente si rincuoravano…
…solo a questo punto entrava in scena un qualche collaboratore dei due ricercatori che avvicinava il povero malcapitato al quale rivolgeva una richiesta (poteva essere la compilazione di un questionario così come una piccola offerta da devolvere in beneficenza).
In un secondo esperimento i due burloni fecero stampare una réclame di una medicina per favorire la crescita dei capelli avendo l’accortezza di renderla molto simile, nel colore e nella forma, a quella di una multa che tipicamente gli automobilisti si ritrovano sotto il tergicristallo, proprio là dove il volantino venne furbescamente collocato.
Al sopraggiungere del proprietario del veicolo, che naturalmente prima si “impauriva” e poi si rassicurava non appena scoperta la verità, ecco farsi nuovamente avanti il finto postulante, come da copione.
Ma perché tutta questa messinscena??
Per il risultato finale, ovvio!
Ciò che emerse dalla ricerca fu che le persone spaventate e poi subito rassicurate erano nettamente più disposte ad accondiscendere alla richiesta rispetto a quelle che pur avendo attraversato fuori dalle strisce non erano state colte sul fatto o agli automobilisti cui non era stata comminata la multa.
Dolinsky e Nawrat conclusero che il binomio paura-rassicurazione distoglie l’attenzione dalla valutazione del contenuto della richiesta provocando una maggiore accettazione della stessa.
Questo meccanismo inconscio viene utilizzato in propaganda: in altre parole, si stimola una sorta di cortocircuito cognitivo, un risparmio energetico del sistema che, a fronte di un allarme provocato dalla paura, trova però una soluzione già pronta: a tutti gli effetti una delega decisionale in bianco firmata a favore del propagandista (facilmente ottenibile, con un animale sociale come l’uomo…).
In conclusione egli ci dice: ”Questo è ciò di cui aver paura, ma tranquillo, io ho (o “sono” !) il rimedio. Se farai come dico, e solo come dico, la soluzione sarà garantita”.
Vi suggerisce niente ?
(la 2° parte lunedì 29 marzo)
Le domande sorgono spontanee:
PERCHE’ L’UOMO HA PAURA?
COSA O/E CHI LO IMPAURISCE?
CHE TIPO DI UOMO HA PAURA?
SERVE A QUALCOSA LA PAURA NEL CORSO DELLA VITA’?
Buona Giornata
Fabio