Leggete l’articolo a questo link e poi rispondete a queste domande: MA DAVVERO CREDETE A QUESTE BAGGIANATE? Davvero non cogliete la pochezza e la strumentalità delle argomentazioni?
Mi spiego.
Prendiamo la frase evidenziata in grassetto nell’articolo: “GPT-4 è stato riconosciuto come umano il 54% delle volte, superando significativamente le prestazioni dei precedenti sistemi di intelligenza artificiale”
Bene, cosa ne deducete? Che per il 46% delle volte ha fallito, giusto?
Il che si potrebbe anche esprimere in questo modo: “il 46% dei partecipanti non si è fatto fregare”.
Allora dovrebbe venirvi da pensare una cosa molto semplice: come giudichiamo l’affidabilità dei “giudicatori”?
Faranno o no parte di quella sempre più folta schiera di analfabeti funzionali?
Saranno o no tra coloro che usano sempre di più un linguaggio povero, disarticolato, superficiale, approssimativo e sregolato?
Saranno o no tra coloro che hanno una intelligenza linguistica ed emotiva pari solo alla propria inconsapevolezza?
Il linguaggio struttura l’esperienza (!!!) come disse mirabilmente K. Kraus quando affermò che “Il linguaggio è la madre del pensiero, non l’ancella”.
Virginia Satir, ancora oggi ritenuta la più grande psicoterapeuta familiare di sempre, un giorno disse: “Se io incontro un paziente con una mappa del mondo limitata, io amplio il suo linguaggio”.
Il cervello umano comprende, cataloga, memorizza, assegna significato e senso (sì, sono diversi), recupera ed esprime INFORMAZIONI ed ESPERIENZE attraverso il linguaggio, NON ALTRO!
Capite che dire che il Test di Turing “è stato superato” non ha alcun senso se prima non consideriamo lo stato di involuzione delle nostre capacità cognitive (fatalmente legate al linguaggio, come detto)?
Una genia di individui metà uomo (secondo i fuori di testa del linguaggio inclusivo non avrei dovuto usare il termine “uomo” ????) e metà social, metà uomo e metà messaggino, metà uomo e metà Netflix, incapaci di comprendere un testo più lungo di sessanta parole o di esprimere compiutamente i loro pensieri, dovrebbero misurarsi con un modello linguistico multimodale capace di scrivere libri (al netto delle scempiaggini che dice, beninteso)? Dai, continuate a farmi ridere.
Non sarà che proprio questi scioperanti del cervello sono i clienti migliori per la grande industria dell’IA?
Non sarà che vendercela come la più grande invenzione umana, costruttrice di “magnifiche sorti e progressive” (ve lo ricordate Giacomino, sì), sia esattamente ciò a cui mirano coloro i quali vogliono che firmiamo deleghe in bianco alla tecnologia (come se già non lo avessimo fatto)?
E quindi secondo l’articolo (“morto” il Test di Turing, genio troppo ottimista sulla condizione umana che avremmo raggiunto in questa era), servono nuovi metodi di misurazione dell’IA: a quando una misurazione dell’uomo?
Datevi una svegliata.