Navigando qua e là su internet mi sono imbattuto per caso in un curioso articolo pubblicato lo scorso anno da corriere.it che riporta i risultati di una ricerca tedesca circa l’effetto che le aspettative hanno sui nostri giudizi finali: in questo caso il fulcro della ricerca è il pre-giudizio che si forma a causa dei nomi di “battesimo”.
Devo ammettere che, in qualche misura, ho dovuto convenire sull’attendibilità del risultato, non fosse altro perchè io stesso ne sono stato, ahimè, prova vivente: circa tre anni fa, in un supermercato, non ho potuto fare a meno di sentire una madre chiamare sguaiatamente a sé i suoi due figli, con un fortissimo accento dialettale: “Kevin” (proprio come dice la ricerca) e “Jonathan” !
Beh, non ho saputo reprimere una battuta…al vetriolo. Mea culpa.
Ad ogni modo, a proposito di aspettative, mi è tornata in mente la storia di un comandante cinese vissuto nel 200 a.C. circa che risponde al nome di Xiang Yu il quale, giunto sull’altra sponda del fiume Yangtze durante una guerra con la dinastia Qin, fece accampare i suoi soldati per la notte.
Il mattino dopo, al risveglio, costoro scoprirono con terrore che le loro navi erano state date alle fiamme e tutte le vettovaglie distrutte…
…nulla in confronto con lo stupore e lo sconcerto che li colpì quando capirono che l’autore del misfatto era proprio il loro comandante !
A quel punto avevano una sola scelta: vincere e subito !
…questo perchè non potevano tornare indietro e non potevano neanche usare tattiche attendiste o la fame avrebbe avuto la meglio.
A prima vista la ricerca citata nell’articolo e la storia di Xiang Yu sembrano avere pochi tratti in comune ma questo solo perchè ci sfugge l’altro volto del meccanismo che si instaura con le aspettative: “tenere le porte aperte“.
[ Qui trovate il report di una ricerca pubblicata su Management Science effettuata dal MIT a riguardo e di cui parleremo in un prossimo articolo].
Pensateci su un momento: noi, di solito, non riusciamo a sopportare di escludere le varie alternative che ci si presentano, anzi, mai come in questo momento storico, spendiamo un sacco di energie per tenere aperte tutte le opzioni possibili, dal lavoro, alla vita personale, a quella sociale.
Questo ha ricadute anche sul tipo di consumi di cui siamo protagonisti. Qualche esempio ? Beh, acquistiamo il computer più potente o espandibile (“non si sa mai“), il cellulare con mille funzioni (idem), il televisore con la predisposizione per le nuove tecnologie (ri-idem), magari compriamo una vettura che possa muoversi bene anche sullo sterrato (mai sentito parlare di SUV ?), sottoscriviamo le polizze per le garanzie aggiuntive sugli acquisti, facciamo seguire ai nostri figli mille attività diverse ecc.
Quanti di noi hanno cambiato lavoro o “progetto” più volte ? Nella mia esperienza di Coach mi sono stupito (e dispiaciuto) dell’energia che spesso disperdiamo nel tentativo di cercare continuamente l'”alternativa” migliore (con l’aspettativa che ad essa è legata), ricominciando, di fatto da zero, ogni volta: dove saremmo ora se invece avessimo speso tutte quelle energie in un’unica, costante direzione ? Insomma, corriamo dietro a cose che potrebbero essere importanti rubando il tempo a quelle che lo sono davvero.
Ci viene continuamente ricordato che noi possiamo fare qualunque cosa ed essere chiunque vogliamo: ma stare al passo con questo sogno è faticoso, fuorviante, destabilizzante e ritarda la formazione della nostra identità; non sopportiamo l’idea della perdita (la “loss adversion” così tanto usata dai manipolatori del marketing, e non solo) e quindi, pur di scongiurarla, ci esibiamo in numeri da circo per tenere in equilibrio una dozzina di piatti alla volta che roteano su altrettanti bastoncini !
Giovanni Buridano non scrisse mai davvero la storia del famoso asino che non sapendo da quale sacco cominciare a mangiare morì di fame (anche se la sua dottrina suggerisce ugualmente il concetto); di certo però, molti di noi, hanno le… “orecchie lunghe“.
Erich Fromm ha scritto che in una democrazia moderna la gente non è minacciata dalla mancanza di opportunità bensì dalla loro abbondanza che è tale da far girare la testa: certamente la soluzione non risiede nel chiudere definitivamente tutte le porte tranne una, non consiste nell’indirizzare tutte le nostre ambizioni in una sola ed immutabile direzione, ma di certo neanche nel “disperdersi” tra mille rivoli.
Imbocchiamo un sentiero e percorriamolo fino alla fine, non fermiamoci all’ultima curva per tornare indietro più stanchi di prima !
Come riconoscere se ne vale la pena ?? Non c’è una funzione matematica che ci possa dare un risultato certo ma, se ricordo bene i tempi della scuola, più variabili c’erano in una equazione più facevo fatica a risolverla…
p.s.: Xian Yu non passò alla storia come il condottiero più amato, ma il suo esercito vinse nove battaglie consecutive annientando gran parte dell’esercito avversario…