Chi fra noi non è più un tenero virgulto ricorderà certamente una trasmissione televisiva, allora famosa, che chiuse definitivamente i battenti quasi vent’anni fa (l’ultima puntata è datata febbraio 1994): l’Almanacco del giorno dopo.
In onda dal lunedì al sabato prima del canonico TG della sera di RAIUNO, era quello che oggi chiameremmo il traino del giornale, la striscia che lancia il programma più seguito: era costituita da diverse rubriche che si alternavano nel corso della settimana e superò le 5000 puntate fino a quando il pubblico televisivo (il pubblico?) decretò che di programmi culturali quotidiani non ce n’era più bisogno.
Potremmo già dire qualcosa sul curioso fenomeno che ha invertito la tendenza (adesso infatti ci sono TG che lanciano le “strisce ”, immediatamente successive, di maggior ascolto, segno dei tempi forse…) ma non è su questo che riflettevo ieri quando mi sono ritrovato a fischiettare, non so perché, la celeberrima sigla iniziale, Chanson Balladée.
Pensando agli odierni stravaganti (… eufemismo) accadimenti di casa nostra mi è infatti tornata in mente una di quelle rubriche, Domani Avvenne, dedicata a un fatto accaduto nello stesso giorno di un anno del passato, una sorta di pillola quotidiana della memoria condita con immagini, filmati e documenti, il tutto accompagnato da un’attenta ed elegante narrazione.
Già, la memoria…
Oggi noi siamo abituati ai “giorni della memoria ”, ventiquattro ore (molto meno in realtà) dedicate al ricordo di un avvenimento, spesso drammatico, che celebriamo più con e per manierismo che per reale interesse, cultura storiografica o divulgazione dell’insegnamento che dovremmo trarne; non le trovo molto dissimili dalle “giornate mondiali del… ”, una sorta di mano di bianco sui muri sporchi del senso di colpa collettivo (badate bene, ‘collettivo’ , perché quello personale lo esorcizziamo, mondiamo e archiviamo proprio grazie al rito purificatore di massa).
La memoria vera però “non ha giorni”, né dovremmo prevederne solo alcuni in cui coltivarla: la memoria è una categoria dello spirito, un’altissima forma di consapevolezza di sé e della propria storia (sia per le persone che per i popoli), è rispetto per quanto arrivato sino a noi ma anche un’arma importante di difesa, di tutela e di crescita perché è proprio grazie alla memoria che possiamo esprimere compiutamente il giudizio su ciò che è bene o male, che possiamo evitare le trappole delle facili persuasioni, che possiamo scansare il ripetersi degli stessi, incancreniti errori; la memoria è il culto del futuro.
Ebbene, questa credo che sia una delle peggiori malattie del nostro tempo: la mancanza di memoria, per altro sapientemente annebbiata dai media.
Senza memoria nulla cambia e, per molti, questo è proprio il risultato da raggiungere.
Peter Senge nel suo libro “The Fifth Discipline ”, un caposaldo del pensiero sistemico moderno, scrive: “I problemi di oggi derivano dalle soluzioni di ieri “. Noi confondiamo continuamente la causa con l’effetto e ciò sarà tanto più frequente quanto meno coltiveremo la memoria.
Un giorno, parlando di un suo collega oggi molto famoso, Indro Montanelli disse: “Non uccide nessuno, usa un’arma molto più raffinata e non perseguibile penalmente: l’archivio.”
Ecco: l’archivio non puoi manipolarlo. Ciò che è accaduto è accaduto. Se vuoi possiamo parlare di tutto, però partiamo da lì.
Se solo ciascuno di noi assumesse, sua sponte, una pillola di memoria quotidiana anziché aspettare l’arrivo del bibitone taumaturgico preparatoci a cadenze regolari dai sacerdoti dell’oblio, chissà, forse oggi vivremmo una vita diversa.
Senza ‘chissà ‘.
Buona Italia a tutti.
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LE SOLITE SEI REGOLE D’ORO
1) Moltiplicate le fonti di informazioni da cui attingete i dati così da costruire al meglio i vostri giudizi
2) Tenete bene a mente che il diritto al giudizio vi appartiene: se così è, allora avete anche diritto di ricevere tutti i dati per poterlo formulare compiutamente e autonomamente
3) Verificate quanto vi viene detto
4) Ricordate che la comunicazione è sempre finalizzata: domandatevi qual è il fine
5) Coltivate e recuperate la memoria degli eventi: parole e fatti devono andare d’accordo
6) Ponete attenzione alle “divisioni” e agli antagonismi creati ad arte