N.B.: Questo articolo è tratto dal precedente blog di Neorema Comunicazione.
La parola “Fine” arrivata ieri sulla vicenda “Talk Show politici: Sì/No” che stabilisce in via conclusiva la chiusura dei programmi di “approfondimento politico” (è stata di nuovo cambiata la denominazione…) fino alla fine del periodo elettorale, impone (si fa per dire) una riflessione di carattere tecnico.
Premesso che sarebbe ben poco serio da parte di chi scrive proclamarsi “super partes” o “apolitico” (pena una caduta verticale di credibilità), rimane ferma l’intenzione di tentare un’analisi il più possibile strutturale volta, come sempre, a dare uno strumento (di comprensione) invece che una soluzione “pronta all’uso” o un’opinione nel merito.
(Va da sé che questa analisi è al netto di critiche alle azioni di “interpretazione” delle notizie da parte di qualunque medium nonché della loro manipolazione o creazione, atti questi sempre stigmatizzati da NEOREMA)
Come già il titolo di questo articolo suggerisce, vogliamo proseguire il discorso iniziato nel post del 20 febbraio scorso …e, visto che ci siamo, prendiamo nuovamente in prestito la frase di B. Cohen citata nel post del 24 febbraio (quello provocatoriamente intitolato “Parola di Goebbels…”): “I mass media possono non riuscire per gran parte del tempo a dire alla gente ‘cosa pensare‘, ma sono sbalorditivamente efficaci nel dire alla gente ‘a cosa pensare‘ “
E’ stato dimostrato che la capacità di modificare l’opinione politica dello spettatore da parte di una trasmissione televisiva di approfondimento è piuttosto ridotta: in altre parole lo spostamento dell’elettorato da un’area ideologica all’altra per effetto di questi programmi è molto più limitato di quanto le consuete bagarre a proposito farebbero supporre.
Ma allora, si fa forse tanto rumore per nulla ?
E poi: se ciò fosse vero come si spiega l’alternanza dei governi ?
Qualche cambiamento di opinione dovrà pur esserci, altrimenti come si spiegano i cambi “al potere”?
Facciamo un passo avanti introducendo il concetto di “Agenda Setting”.
L’idea alla base di questo modello di analisi delle comunicazioni di massa sviluppatosi sin dagli inizi degli anni settanta (il primo saggio riconosciuto risale al 1972), è costituita dal presupposto che il processo decisionale nelle democrazie contemporanee sia “selettivo”, intendendo con ciò significare che la società (per semplicità potremmo chiamarla “opinione pubblica”) sviluppa “meccanismi di determinazione della rilevanza” al fine di stabilire la priorità delle questioni.
Il passo successivo prevede che siano i media a “trasferire” al pubblico la “lista” delle priorità (per questo motivo potreste sentir parlare di “trasferimento di salienza”).
Questo “trasferimento” quindi porta con sé due parametri fondamentali: il primo è il “ A Cosa Pensare” (selezione), il secondo è il “In Che Ordine” (gerarchizzazione).
Naturalmente il modello dell’Agenda Setting prevede, analizza e si evolve in diversi altri componenti (come l’Effetto Cognitivo, la notiziabilità, l’issue, il priming ecc. che cercheremo via via di toccare in future occasioni unitamente alle critiche e alle modificazioni subite), ma per ora fermiamoci a questo primo importante livello traendone conclusioni.
Torniamo quindi al punto: perché “silenziare” alcune voci ?
Non perché possano spostare quantità di voti determinanti, lo abbiamo detto, ma perché possono influenzare profondamente l’”Agenda”, sia delle diverse parti interessate alla gara elettorale (il che significherebbe stravolgere i piani ed i tempi propagandistici degli attori coinvolti che si troverebbero a dover inseguire un eventuale “tema del giorno” scelto non più dal “partito” ma dai media a loro volta “rischiosamente” costretti a “rincorrere” l’opinione pubblica), sia, e cosa ben più importante, degli elettori che sulla base di quelle “liste di priorità indotte” cercherebbero presso i loro canali d’informazione preferiti i dati di approfondimento necessari alla formazione “libera” di un‘opinione.
Particolarmente rilevante, e ciò è intuibile, è l’effetto che può avere sul “partito degli indecisi”.
Il partito degli indecisi non è formato solo da coloro che allo stato attuale non sono rappresentati nell’arco costituzionale in quanto (proprio perchè indecisi o non interessati) non hanno votato neanche la volta precedente, ma è costituito anche da coloro che in occasione dell’ultima tornata elettorale hanno “messo alla prova” una parte politica o l’altra, potendo quindi scoprirsi di nuovo potenziali indecisi “di ritorno”.
Perciò se da una parte le diverse formazioni politiche hanno il loro “zoccolo duro” elettorale, dall’altra ognuna di esse sa bene che per vincere ha bisogno di intercettare il consenso di chi, in quello zoccolo duro, non è compreso.
La soluzione individuata ieri (miope anche “tecnicamente”) è stata però quella di evitare il più possibile alterazioni dello status quo che, normalmente, per quanto sopra, favorisce la parte “in carica”.
Per NEOREMA “la Comunicazione Etica rispetta i diritti naturali dell’individuo e li garantisce in egual misura a ciascuno, prescindendo da condizioni e contesti. In particolare la Comunicazione Etica deve fornire il medesimo grado di libertà e conoscenza ad ogni persona; rifugge inoltre l’uso strumentale all’ottenimento di un vantaggio unilaterale quando associato a danno altrui “