N.B.: Questo articolo è tratto dal precedente blog di Neorema Comunicazione.
Suggerendo un parallelo che lusinga questo post oltre i suoi meriti, decido di intitolarlo ispirandomi a quello del prof. Odifreddi apparso pochi giorni fa in una testata online: in quell’occasione il matematico cita l’epitaffio auspicato per se stesso dal compianto José Saramago il quale, in un incontro con l’autore dell’articolo, confessava di immaginarlo così: “Qui giace Josè Saramago, indignato”.
Straordinario. E non poteva essere diversamente.
Ciò premesso vengo al punto.
Stamane, come spesso mi accade, seguo un paio di rassegne stampa proposte dai tg del mattino: tutte le testate (tranne poche meritevoli eccezioni) manifestano, o forse è meglio dire “trasudano” rabbia ed indignazione…
Alcuni titoli di prima pagina a caratteri cubitali salmodiano: ‘Vergogna’ – ‘Traditi’ – ‘Senza Onore’ – ‘Tutto nero’ – ‘Falliti’ – …
…per non contare “l’analisi politica” e le opinioni espresse da personaggi illustri, primo fra tutti, come giusto, il Presidente della Repubblica: “Che amarezza”.
Penso: “Si riferiranno forse alla notizia che le Regioni si sono rese disponibili a restituire allo Stato le competenze…oppure sarà per la scelta da più parti condannata [per chiarezza, anche da chi scrive] del neo-ministro Brancher che come primo atto a poche ore dall’insediamento solleva il ‘legittimo’ impedimento per evitare l’udienza di un processo che lo vede imputato da prima della nomina…o sarà per l’episodio di Salerno circa quella povera creatura di 4 anni vittima di violenza sessuale…o sarà per la marea nera che devasta il Golfo del Messico…” poi ritorno con i piedi per terra, o nel pantano se preferite, e devo rassegnarmi al fatto che il riferimento era alla sconfitta della Nazionale di calcio ai Mondiali del Sudafrica !
Sì, mi ci devo rassegnare. Si riferiscono a quello.
Faccio zapping: tutto è in chiave calcistica.
La Politica: “La squadra che ha sconfitto l’Italia rappresenta un paese nato da una secessione, quindi la secessione non è un male a priori”.
L’Economia: qualcuno (non cito il nome per carità cristiana) ha comicamente tirato in ballo la ricaduta che avrà sul ‘Made in Italy’ forse non sapendo, o peggio sapendolo ma volendolo ignorare, che sono le attuali regole che lo hanno distrutto.
La Società: “Gli italiani sono un popolo incapace di stare insieme e fare squadra”
E via dicendo…
Non voglio dilungarmi sulla strumentale pervasività che si concederà (e si è concessa) a questo evento ma un rilievo linguistico strutturale (come sempre) non posso proprio evitarlo…
Nel 1993, durante uno spettacolo televisivo, un noto artista (che non cito per evitare il pregiudizio che la sua successiva connotazione politica certamente innescherebbe) disse : “Ci stanno rubando le parole. Leggete i giornali. Leggete i titoli: ‘Roma: [piove due giorni] è alluvione’, [piove una settimana] è catastrofe. Quando ci sarà davvero una catastrofe cosa scriverai ?? ” (mi perdonerete se, dato il tempo trascorso, il virgolettato non è perfetto…)
Ebbene, c’è un interessante spunto in questa provocazione.
Le azioni e le valutazioni dell’individuo sono dominate dal relativismo a dai contrasti percettivi; avevamo già tratteggiato questo concetto (anche dal punto di vista cognitivo) nel post del 10 marzo; ma quando questo meccanismo ‘aggredisce’ le definizioni delle azioni sociali, dei valori, dei princìpi etici e morali (ben distinti tra loro… evitiamo tuttavia in questa sede di approfondirne la differenza) allora il tasso di pericolosità non può che salire ad un livello preoccupante.
Quando partiamo per un viaggio sappiamo in che direzione muoverci perché sappiamo da dove stiamo partendo; se non sapessimo dove siamo non sapremmo cosa fare: questo è il principio base.
Per il triste caso della bimba vittima di sevizie forse non basta neanche aggrapparsi alla definizione di ‘abominio’, forse non esistono parole…
…ma per il resto qualche parola dovrà pur essere usata, una rappresentazione della realtà dovremo pur concedercela !
Ed ecco il punto.
La rappresentazione della realtà è la mappa che ci guida nella nostra quotidianità e nella nostra progettualità, la influenza e ne è influenzata, così come la nostra identità, le nostre convinzioni, i nostri valori, le nostre sensibilità.
Quando rappresentiamo la nostra realtà agli altri, quando cerchiamo di raccontarla o condividerla, beh, lo facciamo soprattutto con le parole, con il linguaggio.
E le parole, quindi, influenzano e modellano la realtà, essendone influenzate.
Da parte mia, indignato, omaggio “Josè Saramago, indignato”…